Assisi – Basilica di Santa Chiara

Il mattino successivo alla morte di Francesco, dalla Porziuncola si snodò un lungo corteo che, dopo una breve sosta a San Damiano, si diresse fino alla chiesa di San Giorgio dove venne tumulato il suo corpo.

Di questa chiesa, situata dentro le mura cittadine di Assisi, si hanno notizie fin dal 1111. Dopo il 1167, ad essa venne annesso l’ospedale di San Rufino, prima ubicato nella “Fovea Perlici”. Inoltre, parrocchia fino al 1253, possedeva una scuola vescovile per l’insegnamento della grammatica e della retorica, frequentata da Francesco ancora fanciullo.

Qui, probabilmente durante la Quaresima del 1210, Francesco inizia la predicazione al popolo, catturando l’attenzione della giovane Chiara che ascoltandolo maturò il desiderio di vivere come lui la povertà evangelica.

Proprio in San Giorgio, il 16 Luglio 1228, Papa Gregorio IX elevò solennemente Francesco alla gloria degli altari; da qui, il 25 maggio 1230, accompagnati da un lungo corteo, i suoi resti vennero definitivamente trasferiti nella nuova e grandiosa basilica che frate Elia stava facendo costruire.

Chiara morì l’11 agosto 1253: da San Damiano, il giorno successivo, anche il suo corpo venne trasportato e deposto in San Giorgio. Nell’agosto del 1255, nello stesso luogo, Papa Alessandro IV la dichiarò ufficialmente santa. Inoltre, si determinò che anche per lei sorgesse una basilica degna di stare al confronto con quella costruita in onore di san Francesco. Così, nel 1257, si cominciò ad erigere la nuova opera, sotto la direzione di frate Filippo da Campello, proprio a fianco dell’antica chiesa che sarebbe stata conservata per formare un tutt’uno con il nuovo edificio. Tuttora, nella cappella del Sacramento e nel coro delle Monache, si possono riconoscere gli elementi essenziali della precedente costruzione.

Man mano che prendeva corpo il nuovo monastero, tra il 1257 e il 1260, le monache vennero trasferite a scaglioni da San Damiano a San Giorgio. Nel 1260 la nuova struttura era pronta per accogliere, sotto l’altare maggiore, le sacre spoglie della Santa; quindi, il 3 Ottobre dello stesso anno ci fu la traslazione, alla presenza di san Bonaventura da Bagnoregio, Ministro Generale del Primo Ordine. Ultimata nel 1265, la nuova basilica venne poi consacrata da Papa Clemente IV.

Il suo interno si presenta nella sua struttura gotica, con una navata unica a quattro campate. Sopra l’altare maggiore campeggia la splendida croce sagomata (1255-1260): ai piedi del Cristo, i santi Francesco e Chiara adorano il Figlio di Dio. Nel lato destro del transetto, dietro all’altare, è collocata una grande tavola del 1283, in cui emerge la figura di Chiara, attorniata da otto scene della sua vita. Ma, il luogo più prezioso è certamente l’Oratorio del Crocifisso, in cui è custodito gelosamente il Cristo bizantino (opera di un pittore assisiate della metà del XII secolo), che nel 1206, nella chiesetta di San Damiano parlò al giovane Francesco, determinandone la conversione e la missione di tutta la sua vita.

Dalle scale situate a metà dell’edificio, si accede alla Cripta, realizzata nella seconda metà del 1800 e restaurata recentemente. Qui sono custodite alcune preziose reliquie e soprattutto le spoglie mortali di santa Chiara, ritrovate il 23 settembre 1850. Nell’adiacente monastero, da oltre settecento anni, vive una comunità di Clarisse che continua ad essere un segno di amore per Dio e per i fratelli vissuto nella gioiosa sequela del Cristo povero e crocifisso.

Assisi – Basilica di San Francesco

Subito dopo la morte di Francesco e la sua tumulazione nella chiesa di San Giorgio, si cominciò a pensare ad un luogo sacro che potesse degnamente accogliere e custodire nel tempo le sue spoglie mortali.

Quindi, già dal giorno successivo alla sua canonizzazione, il 17 luglio 1228, Papa Gregorio IX pose la prima pietra dell’imponente e futura basilica. Il luogo prescelto, appena fuori Assisi in direzione nord-ovest, era chiamato “Colle dell’Inferno” perché lì venivano giustiziati i malfattori; appellativo che, con la nuova destinazione, si sarebbe trasformato ben presto in “Colle del Paradiso”. Una tradizione non trascurabile farebbe risalire allo stesso Francesco, alla sua umiltà e disprezzo di sé, la scelta di quel luogo.

Frate Elia organizzò così bene i lavori che già il 25 maggio 1230 fu possibile procedere alla solenne traslazione del corpo di Francesco dalla chiesa di San Giorgio alla nuova basilica. Quando nel 1232 frate Elia fu eletto nuovamente Ministro Generale, volle ingrandire ancora il complesso già abbastanza imponente, innalzando una seconda chiesa sovrapposta alla prima: la Basilica Superiore. Progetto che in una ventina di anni venne realizzato – sembrerebbe – sotto la direzione di maestranze d’oltralpe.

Contemporaneamente alle due chiese cominciò a prendere corpo anche il Sacro Convento, destinato a crescere ancora nei secoli successivi, all’ombra di quel campanile che svettava già dal 1239. Il complesso, oltre ad essere un capolavoro architettonico, racchiude incalcolabili tesori d’arte, dalle vetrate, alle decorazioni, all’intaglio, alle sculture e soprattutto ai dipinti. Vi lavorarono artisti quali Giunta Pisano, Cimabue, Iacopo Torriti, Giotto, Pietro Lorenzetti, Simone Martini e tanti altri che, pur esprimendosi in tempi diversi ed in mezzo ad una sterminata varietà di temi e di motivi, riuscirono ad armonizzare le loro opere in modo veramente sorprendente.

Verso la fine del ‘200 alla Basilica Inferiore furono aggiunte, lateralmente e su un piano rialzato, sempre in stile gotico, 13 cappelle che a loro volta avrebbero ospitato dei capolavori d’arte. Il 12 dicembre 1818, sotto l’altare maggiore della basilica inferiore, fu ritrovata la tomba di san Francesco. Per potervi accedere, negli anni 1822-1824 si scavò un’apposita cripta, rifinita nel 1925. Ai quattro lati della tomba del Poverello di Assisi sono custoditi i resti di alcuni dei suoi più fedeli compagni: Leone, Rufino, Angelo e Masseo.

Nella basilica inferiore, percorrendo la navata principale, si fiancheggiano le già citate cappelle sui piani rialzati; sulle pareti affreschi di Giotto, Simone Martini, Dono Doni e altri importanti autori. Nelle vele della volta sovrastante l’altare: la Gloria di san Francesco con le celebri Allegorie dei tre voti (obbedienza, povertà castità) attribuite a Giotto. Nel braccio sinistro del transetto si trova il grande ciclo di affreschi di Pietro Lorenzetti, mentre in quello destro è collocata una delle più famose raffigurazioni del Santo di Assisi, opera di Cimabue. Inoltre, qui sono conservate alcune preziose reliquie di Francesco: una tunica, il cappuccio, i sandali, il testo autentico della Regola e l’autografo del Santo.

Con il suo slancio, la purezza delle linee architettoniche e la grande luminosità, la basilica superiore sembra esaltare la gloria di san Francesco. Completata intorno al 1253, è fra le più importanti creazioni gotiche italiane. Di Cimabue sono i vari cicli del transetto, assai deteriorati dal tempo. Nella navata spicca il grande ciclo di 28 affreschi giotteschi raffiguranti episodi della vita del Santo.
Purtroppo, il 26 settembre del 1997, una forte scossa di terremoto colpì l’Umbria e le Marche: oltre alle vittime tra la popolazione, ai danni ingenti alle abitazioni, ci anche fu il crollo di parte degli affreschi e delle volte della basilica superiore. I lunghi lavori di ricostruzione, terminati nel 2006, non sono stati facili e risulteranno incompleti. Infatti, nonostante sia riuscito il recupero di molte opere danneggiate, non è stato possibile intervenire su alcuni affreschi del Cimabue che – come detto sopra – risultavano già deteriorati dal tempo.