OFS Liguria: 17 gennaio, giornata di preghiera

Ai Ministri di Fraternità
Ai Padri Assistenti
Ai fratelli e sorelle francescani della Liguria

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo e San Francesco, pace e bene.

Da sempre tutta l’Umanità soffre per varie cause: la prima è sempre la povertà che ancora in molte parti del mondo è purtroppo una realtà quotidiana, oppure per perdita della vita in catastrofi ambientali alle quali ogni giorno ormai assistiamo e le guerre, “a pezzi”, come le definisce il Santo Padre Francesco, che feriscono profondamente le nazioni e straziano gli uomini riducendoli in ogni povertà. Nessun vince mai una guerra. L’unica vittoria è nell’amore, nella solidarietà, nella benevolenza gli uni con gli altri, senza distinzioni, tutti fratelli.

La guerra è frutto dell’odio, dell’egoismo, della prepotenza che non rispetta, non ama, non accoglie i propri fratelli. Siamo ancora troppo schiavi di ideologie che ci fanno dividere per motivi economici, religiosi, classi sociali e addirittura per il colore della pelle. È la lotta di sempre fra il Bene e il male.

Cari fratelli e sorelle, è indispensabile tornare al Signore e rivolgere a Lui la nostra vita perché sia il Suo Santo Spirito a riempire i nostri cuori, è necessario ritornare alla preghiera e al digiuno come il Signore Gesù ci indica: “certa specie di demoni si scaccia solo con la preghiera e col digiuno” (Matteo 17, 21).

Carissimi, la nostra fraternità dell’Ordine Francescano trova forza e la esprime nella fede e nella preghiera comunitaria e per questo sentiamo l’urgenza di impegnarci tutti insieme in una giornata di preghiera e digiuno per chiedere al Signore il bene della pace. Giornata da vivere ognuno nella propria casa coinvolgendo, ove possibile, la propria famiglia, i vicini e gli amici. Il digiuno è inteso a pane e acqua ma, per chi non potrà, sarà importante offrire una rinuncia di qualche cosa che ci lega particolarmente. Accostarsi al Sacramento della Riconciliazione e partecipare alla Santa Messa, facendola precedere da un tempo di adorazione, per quel giorno, sarà completamento alla nostra preghiera. Il giorno scelto è venerdì 17 gennaio 2020.

Vi preghiamo di dare massima diffusione ai fratelli e alle sorelle della vostra Fraternità e coinvolgere come detto, più persone possibili per questa iniziativa.

Grazie carissimi, confidiamo nella massima partecipazione e affidiamo al Signore noi stessi e tutti i nostri propositi. Dio ci benedica.

A nome del Consiglio Regionale O.F.S. della Liguria
Fiorella Patané [Ministro Regionale O.F.S. Liguria]

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17 Settembre 2019

Carissimi,

Pace e Bene nelle vostre famiglie e nei vostri cuori.

Tra pochi giorni le nostre fraternità riprenderanno gli incontri per l’anno 2019/2020 e la proposta da me avanzata e accettata dal Consiglio, è stata quella di iniziare il nostro cammino con un momento dedicato interamente alla preghiera.

La nostra Ministra Regionale, Fiorella Patané, ha scelto il giorno 17 settembre 2019 per raccoglierci tutti uniti – alla stessa ora – davanti a Gesù e la Madonna.

Senza arrecare disturbo alcuno, siamo inviati a trascorrere un’ora in preghiera (dalle 21.00 alle 22.00) ovunque ci troviamo.

Il 17 settembre è il giorno in cui san Francesco ricevette il privilegio di portare con sé i segni della Passione di Cristo.

San Francesco, davanti al Cristo crocifisso, provava un’immensa gratitudine per il dono che il Signore ha offerto per tutti noi: Lui, il puro, il senza macchia, il senza peccato alcuno, si offriva volontariamente alla morte in Croce per la salvezza delle nostre anime.

San Francesco, però, non si fermava a lodarLo e benedirLo ma si struggeva nel pianto, alla vista delle ferite che l’uomo aveva inflitto nel Suo Santo Corpo durante la Passione e la crocefissione.

Il suo essere in Cristo e con Cristo, lo portava a desiderare ardentemente di condividere con Lui, l’amore e il dolore che Gesù provava durante la Sua Pasqua.

La preghiera costante, nel tempo, si trasformò in adorazione perpetua sino a raggiungere periodi di estasi. Francesco, allora, era un tutt’uno con Cristo.

Proprio il 17 settembre, durante un ritiro alla Verna per una quaresima in onore a san Michele Arcangelo, Francesco ricevette il privilegio di condividere la Passione di Cristo.

La purificazione dell’anima e l’amore di san Francesco per il Cristo e le sue creature ci siano di esempio costante e di esortazione per proseguire sicuri verso la vera meta: Gesù.

Papa Francesco chiede preghiere. Tutto il mondo necessita di preghiera. La preghiera è la nostra unica e vera arma contro il male nel Mondo.

Come spunto per la nostra riflessione che accompagnerà la nostra preghiera di domani sera, vi allego una riflessione di Fra Stefano Lovato, Padre Spirituale del Consiglio dell’O.F.S Ligure.

Buona preghiera a tutti.

Monica Benini [Delegata G.P.S. – Consiglio Regionale O.F.S. Liguria]


Riflessione per le stimmate (09/2019)

Percorsi di Pace…

Carissimi fratelli e sorelle, Pace e Bene.

La Luce e la Misericordia di Cristo sono la nostra speranza!

Carissimi, il 27 luglio u.s. vi scrivevo condividendo accoratamente con voi questi pensieri:

“San Paolo scrivendo ai fratelli della comunità di Corinto esprime il proprio grande dolore e usa insieme verbi che, contrastando, rivelano la grande fede, come:  “tribolati” ma non “schiacciati“, “sconvolti” ma non “disperati“, “perseguitati” ma non “abbandonati“, “colpiti” ma non “uccisi“.

Sembra proprio quella, questa epoca che ci sconvolge così profondamente nel dolore immenso per la perdita di tante vite spezzate in ogni età, ogni situazione, ogni religione, ogni luogo. La Vita e l’Uomo, Creazioni meravigliose di Dio, sono minacciate e attaccate ovunque, la Famiglia è colpita in ogni parte. Cosa possiamo fare noi consacrati nell’Ordine religioso, francescani secolari? È necessario e urgente intensificare ancor più la preghiera, l’Adorazione e il digiuno. Riconciliarsi subito con chi ancora abbiamo dissidi e risanare le relazioni in difficoltà, praticare le opere di Misericordia, fare il bene e portare il bene in ogni luogo e in ogni angolo dell’animo umano, contrastare il male con il Bene ed essere portatori di Luce nel buio dei cuori, Certezza nello sconforto, Speranza nella disperazione, Fiducia nell’incertezza, Abbandono nelle difficoltà: essere testimoni dell’Amore di Dio.”

Anche oggi, nel tempo della giornata dedicata alla cura del creato, siamo nel lutto e nel dolore: i nostri fratelli e sorelle dell’Italia centrale hanno subito perdite di familiari, di lavoro, di casa. Oltre agli aiuti economici che sicuramente offriremo, l’invito alla preghiera si fa ancora piú forte e non solo quello. Spesso preghiamo per la pace, pace in Medio Oriente, pace in Siria, pace per le popolazioni piú tribolate. È facile pregare per situazioni che in fondo “sono lontane”, ci toccano ma poi non tanto. Pregare invece per qualcuno che ci ha offeso o ci ha fatto del male, il vicino, il mio familiare,  questo è molto più difficile. Pregare il Signore perché cambi il cuore dell’altro? Forse. Pregare perché il Signore cambi il mio cuore e lo apra all’amore, al perdono, qualunque sia l’offesa. Questo è il bene. Questo siamo chiamati a vivere oggi, come ieri. Ad essere testimoni di pace nella nostra vita, nella nostra quotidianità. Pregare con amore per l’altro e aprirsi al suo bene apre strade “incredibili”, di ripristino di relazioni ormai sepolte. Spezzare la catena dell’odio non libera solo noi, il nostro cuore ma anche quello del  fratello che non avevamo perdonato, facendo intraprendere anche al suo cuore un percorso di pace. Il perdono inizia nel nostro cuore, nel silenzio della nostra preghiera davanti al Signore, per Cristo, con Cristo ed in Cristo.

Chiediamo al Signore Dio Onnipotente, Giusto e Misericordioso il dono di insegnarci a costruire la pace nella giustizia, assicurare una equa distribuzione dei beni della terra e per salvaguardare i diritti umani e di esercitare una politica capace del bene comune a favore dell’unica famiglia, la nostra: quella  mondiale!

In Cristo, con affetto, vi abbraccio.

Fiorella Patané [Ministro Regionale O.F.S. Liguria]

Giornata Mondiale Preghiera Cura del Creato

Pace e Bene a tutti,
il 1 settembre ricorre la Giornata Mondiale di preghiera per la cura del Creato, istituita da Papa Francesco nel 2015 e che già da tempo è celebrata dai nostri fratelli ortodossi. Siamo invitati a “rinnovare la personale adesione alla nostra vocazione di custodi del Creato“. Questa giornata, celebrata nella stessa data con la Chiesa Ortodossa è anche “occasione proficua“, come dice il Papa, per “testimoniare la nostra crescente comunione con i fratelli ortodossi“.

Riflettendo con voi sulla ricchezza di questa celebrazione penso che potremmo viverla nei due movimenti:

  1. Conversione della nostra vita ad un appezzamento sempre più pieno della bellezza del Creato, ad un’attenzione e ad una cura dell’ambiente in cui viviamo, sentendoci non tiranni padroni del Bene che ci è stato affidato, ma amministratori sapienti del luogo in cui viviamo, a partire dalle nostre case, dal territorio, dalle fraternità.
  2. Conversione ad un confronto e ad un dialogo continuo anche con chi sentiamo diverso da noi, per non chiuderci nei recinti rassicuranti della nostra fede, ma per aprirci alla novità che il diverso ci propone. Quindi la conversione all’interno delle nostre fraternità nell’ascolto dei fratelli, ognuno unico e irripetibile, ci allena e ci abilita al dialogo con chi è “esterno” alla fraternità: confronto propedeutico ad un atteggiamento missionario e di apertura delle fraternità in uno stile di incontro e di simpatia con il prossimo.

Questi potrebbero essere gli stimoli per una preghiera costruttiva nella Giornata Mondiale di cura del Creato.

Ognuno di noi, ed io per prima, dovrebbe cogliere l’occasione di questa giornata per provocare un lavoro su di sé, che porti ad un cambiamento del cuore e dell’agire che non ci trovi, l’anno prossimo, con le stesse pigrizie, disattenzioni e trasandatezze spirituali dell’anno precedente.

Oltre all’attenzione verso i nostri ambienti, l’uso parsimonioso di sorella acqua, un riciclo corretto, perché i nostri scarti possano essere rilavorati, riutilizzati e rivalorizzati, il non spreco del cibo (ricordiamo, tanto per parlare anche di cifre, che un terzo della produzione annua mondiale di cibo finisce nella spazzatura; che in Italia, in un anno, si spreca tanto cibo quanto potrebbe sfamare tre quarti della popolazione italiana e che con gli sprechi alimentari del mondo si potrebbe sfamare l’intera Africa!)… Oltre questo aspetto ecologico, inteso proprio come studio su quanto avviene nella nostra “casa comune”, ricordiamo che anche le nostre fraternità sono ambienti di vita, habitat da curare, dove viviamo relazioni di fede che nutrono la nostra vocazione, dove la nostra attenzione non va tanto al luogo fisico nel quale ci troviamo, ma piuttosto al luogo delle nostre relazioni, quello spazio che intercorre tra di noi, nel quale dobbiamo riconoscere il valore del nostro vivere insieme in fraternità.

Poniamoci alcune domande per verificare come stiamo nel rapporto con i fratelli, un piccolo esame di coscienza con cui, nella preghiera, esaminiamo i punti che potremmo migliorare:

  • riconosciamo che siamo insieme non per nostra scelta, ma perché un Altro ci ha scelti e fatti incontrare?
  • viviamo il Sacramento del fratello, attraverso cui è il Signore che ci parla, quindi operiamo “un’igiene” del nostro ascolto da pregiudizi, diffidenze, e altri “vizi” e “malattie” che lo possono inquinare?
  • sentiamo la responsabilità di una testimonianza di vita onesta ed edificante, per essere riconosciuti come “figli della luce”?
  • riusciamo ad accogliere anche il fratello che ci infastidisce, forse perché sta vivendo una sofferenza? Il “povero” in fraternità diventa la cartina di tornasole della mia vicinanza a Gesù: “Chi non ama il suo fratello che vede, come potrà amare Dio che non vede?” (1 Giovanni 4, 20).
  • i nostri fratelli più anziani e malati, quelli che non possono partecipare alle riunioni, sono raggiunti da una nostra visita, telefonata, ci preoccupiamo per loro?

Questi sono solo alcuni spunti per una preghiera che possa diventare cambiamento di vita in fraternità.

È di questi giorni la tragedia immane che ha colpito il centro Italia, che ha raso al suolo interi paesi, dolore immenso per chi, oltre alla casa, ha perso i cari, il posto di lavoro, gli affetti.

In corrispondenza del Congresso Eucaristico Nazionale, il 18 settembre, ci sarà una colletta in tutte le chiese italiane per le vittime del terremoto, segno tangibile che la presenza viva e reale di Gesù in mezzo a noi ci chiama ad una carità concreta verso chi sta soffrendo.

Fiorella, la nostra Ministra regionale, invita tutte le fraternità, oltre alla preghiera intensa per la situazione tragica in cui stanno versando le popolazioni colpite, a convogliarvi le offerte, aderendo a quanto la Chiesa sta chiedendo a tutti noi.

Che il Signore benedica sempre le nostre famiglie e le nostre fraternità.

Maria Macrì [Servizio Giustizia, Pace, Salvaguardia del Creato e Ce.Mi.Ofs – O.F.S. Liguria]

Comunione spirituale

… il mio bene è stare vicino a Dio, nel Signore Dio riporre la mia speranza… [ Salmo 72, 28 ]

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo e san Francesco, pace e bene.

Siamo tutti profondamente addolorati per i tragici avvenimenti che ci circondano. Continuiamo il cammino intrapreso con fede, con speranza, con gioia nella continua ricerca del Bene, nella solidarietà e nella preghiera.

E per essere ancora più uniti, vi proponiamo un’ora di preghiera del cuore, d’amore all’Altissimo Dio Padre Onnipotente, di lode, di ringraziamento, di pentimento, di adorazione per chiedere il dono della pace e la conversione dei cuori, prima di tutto il nostro.

Vi invitiamo, quindi, ad unirci tutti insieme in comunione spirituale per un’ora, ognuno restando a casa propria, venerdì 27 novembre alle ore 22:00; chi potrà la farà unito/a ai suoi familiari, vicini di casa, amici, altrimenti potremo viverla da soli in silenzio.

Preghiamo i Ministri e i Padri Assistenti di dare la massima diffusione e coinvolgere anche i fratelli e le sorelle anziani, ammalati, lontani, soli.

Nella pace di Cristo, il nostro affettuoso saluto e la nostra fraterna vicinanza.

A nome di tutto il Consiglio Regionale,

Fiorella Patané [Ministro Regionale O.F.S. Liguria]

Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato

Carissimi fratelli e sorelle, Pace e Bene.
Martedì 1 settembre si celebrerà la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato. Invito ciascuno a far propria, vivendo e condividendo questa celebrazione: una giornata di preghiera, di lode, di ringraziamento al Signore. Il Creato attende una nuova nostra risposta d’amore che tutti insieme possiamo dare, non solo a livello di salvaguardia, ma anche e soprattutto di prevenzione. Il Creato comprende tutti i nostri fratelli e sorelle che il Signore ha creato e posto al nostro fianco sulla Terra: sia questa giornata l’inizio di un rinnovato stile di vita, nell’attenzione dell’accoglienza, della condivisione, dell’aiuto, del bene, in un invito ad uscire da se stessi per andare verso gli altri!

Buon cammino a tutti allora, con grande affetto!

Fiorella Patané [Ministro Regionale O.F.S. Liguria]

Di seguito una profonda meditazione intitolata “IL MONDO COME SACRAMENTO” del padre Edoardo Scognamiglio (O.F.M. – Ordine Frati Minori Conventuali):

Casa comune“, “sorella” e “madre bella” sono tre immagini con le quali papa Francesco presenta il pianeta Terra nella lettera enciclica “Laudato si’ “. Attingendo a piene mani dal Cantico di frate sole o delle creature di Francesco d’Assisi e dalla stessa spiritualità francescana – di cui si fece promotore il dottore serafico Bonaventura da Bagnoregio -, Bergoglio ha accolto il grido di questa sorella che protesta per il male che le provochiamo a motivo «dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei».

In questa enciclica, egli si propone «di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune». E, quasi certamente, la parola “dialogo” è tra i termini che più ricorrono in questo documento. Infatti, se ne parla in queste forme: «entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune» (n. 3); «rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta» (n. 14); «ampie linee di dialogo e di azione che coinvolgano sia ognuno di noi, sia la politica internazionale» (n. 15); «La vera sapienza, frutto della riflessione, del dialogo e dell’incontro generoso fra le persone, non si acquisisce con una mera accumulazione di dati che finisce per saturare e confondere, in una specie di inquinamento mentale» (n. 47); «Fra questi estremi, la riflessione dovrebbe identificare possibili scenari futuri, perché non c’è un’unica via di soluzione. Questo lascerebbe spazio a una varietà di apporti che potrebbero entrare in dialogo in vista di risposte integrali» (n. 60); «la scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe» (n. 62); «la Chiesa cattolica è aperta al dialogo con il pensiero filosofico, e ciò le permette di produrre varie sintesi tra fede e ragione» (n. 63); «anche se questa Enciclica si apre a un dialogo con tutti per cercare insieme cammini di liberazione, voglio mostrare fin dall’inizio come le convinzioni di fede offrano ai cristiani, e in parte anche ad altri credenti, motivazioni alte per prendersi cura della natura e dei fratelli e sorelle più fragili» (n. 64); «Ognuno di noi dispone in sé di un’identità personale in grado di entrare in dialogo con gli altri e con Dio stesso» (n. 81); «Lo stesso cristianesimo, mantenendosi fedele alla sua identità e al tesoro di verità che ha ricevuto da Gesù Cristo, sempre si ripensa e si riesprime nel dialogo con le nuove situazioni storiche, lasciando sbocciare così la sua perenne novità» (n. 121); «proviamo ora a delineare dei grandi percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando» (n. 163); «La previsione dell’impatto ambientale delle iniziative imprenditoriali e dei progetti richiede processi politici trasparenti e sottoposti al dialogo» (n. 182); «Oggi, pensando al bene comune, abbiamo bisogno in modo ineludibile che la politica e l’economia, in dialogo, si pongano decisamente al servizio della vita» (n. 189); «Abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi» (n. 197); «La maggior parte degli abitanti del pianeta si dichiarano credenti, e questo dovrebbe spingere le religioni ad entrare in un dialogo tra loro orientato alla cura della natura, alla difesa dei poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità. È indispensabile anche un dialogo tra le stesse scienze, dato che ognuna è solita chiudersi nei limiti del proprio linguaggio, e la specializzazione tende a diventare isolamento e assolutizzazione del proprio sapere. Questo impedisce di affrontare in modo adeguato i problemi dell’ambiente. Ugualmente si rende necessario un dialogo aperto e rispettoso tra i diversi movimenti ecologisti, fra i quali non mancano le lotte ideologiche. La gravità della crisi ecologica esige da noi tutti di pensare al bene comune e di andare avanti sulla via del dialogo che richiede pazienza, ascesi e generosità, ricordando sempre che “la realtà è superiore all’idea”» (n. 201).

1. Il cuore ferito dell’uomo e il gemito della Terra

Il peccato dell’uomo – il cuore ferito di ciascuno di noi – ha lasciato dei segni indelebili nell’ambiente che ci circonda, provocando una sorta di malattia cosmica: aria, acqua, suolo, terra ed essere viventi sono in qualche modo contaminati dal male. Tutta la creazione è in gemito e soffre le doglie del parto e continuerà a gemere sino alla redenzione piena del mondo (cf. Rm 8,22). Eppure, l’umanità intera è chiamata a custodire nel migliore dei modi la natura con la quale è in simbiosi, riconoscendo la profonda relazione – non solo esistenziale e biologica, bensì ontologica – con tutte le creature del nostro Pianeta. Siamo, in qualche modo, per usare un linguaggio dei nostri tempi, tutti “inter-connessi”, in una relazione profonda che mette assieme la vocazione dell’uomo – voluto dall’Onnipotente e bon Signore a sua immagine e somiglianza – e il destino del mondo. Fiori e piante, semi e foglie, uccelli e pesci, animali selvaggi e domestici, alberi e frutti, sabbia e zolle, luce, aria e pietre, stelle e pianeti, fuoco e calore, acqua e grandine, polvere e vento, insieme a ogni altro essere vivente (animale, vegetale e minerale), portano i segni dell’amore di Dio e hanno per inciso, nel proprio DNA, il sigillo della Trinità.

La natura è il grande codice o libro nel quale Dio ha lasciato le sue vestigia inconfondibili. Spetta a ciascuno di noi riscoprire la profonda interdipendenza tra tutte le creature e la vera vocazione dell’uomo secondo il progetto di Dio nella creazione. Perché il mondo «è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode». Secondo questa prospettiva, per intendere il mondo non è sufficiente guardarlo: è necessario entrare in dialogo con il suo autore, lasciandosi stupire, senza pretendere di venire a capo di quel mistero. La responsabilità dell’uomo nel mondo influisce non soltanto sulla società, ma anche sull’intera creazione.

Papa Francesco sembra essere in sintonia con quanto affermò, il 24 gennaio 2002, ad Assisi, Chef Amadou Gasseto della religione tradizionale africana, nella sua testimonianza per la pace: «Quando non c’è la pace tra gli uomini non c’è neanche la pace fra il resto della creazione e l’uomo. Le stagioni sono sovvertite e la terra non produce più le sementi per dare il nutrimento all’uomo. Ma quando gli uomini lavorano per la pace in una nazione, la loro terra diventa ubertosa e il bestiame si moltiplica per il maggior benessere dell’uomo. Questa è una legge della natura che proviene dal Creatore, che ha legato il destino della creazione alla responsabilità dell’uomo. Pertanto è una buona cosa invitare ogni anno gli uomini a cambiare il cuore, rinunciando all’odio, alla violenza, all’ingiustizia. I responsabili delle religioni nel mondo non dovrebbero dimenticare, né trascurare questa consuetudine. Si tratta di riparare il male che è stato fatto contro la creazione per colpa dell’uomo, chiedere perdono agli spiriti tutelari delle zone che sono state toccate dalla violenza e dal male commesso dall’uomo e domandare perdono, celebrare sacrifici riparatori e purificatori al fine di restaurare la pace. Io sono convinto che questa purificazione della natura è di capitale importanza per riportare la pace tra gli uomini e il resto della creazione».

2. L’oikumene

La Terra è la nostra casa comune, quell’oikumene che è sintetizzata in noi come microcosmo e che si riflette in ogni traccia visibile e invisibile della materia e del macrocosmo. Adamo è polvere rossa (cfr. Gen 2,7) ed è, per sua natura e vocazione, un essere vivente della terra e il plenipotenziario di Jhwh chiamato a “custodire nel bene” le cose che Dio stesso ha creato. La Bibbia offre una visione spazializzata della persona umana: guarda alla storia di Adamo e di Eva sempre in un contesto ambientale e sociale ben preciso. La nostra vocazione è orientata a realizzare, nella libertà, il progetto di Dio e determina (nel bene o nel male), il destino del mondo. C’è il bisogno di realizzare un uso equilibrato e giusto dei beni della terra e di favorire un retto modo d’agire, di pensare, di essere, di produrre. Niente di questo mondo può essere indifferente alla nostra vocazione. Il mondo è come un grande sacramento di comunione che permette di sperimentare l’amore e la bontà di Dio per noi e per il prossimo e, per questo, rende responsabili ogni persona davanti ai problemi ambientali e alla crisi ecologica globale, per il futuro dell’umanità e già delle prossime generazioni.

Il destino di questo mondo dipende dalla riscoperta della nostra vocazione originaria e dall’uso responsabile dei beni e delle risorse del Pianeta. Siamo interdipendenti in un ecosistema che mal sopporta l’agire sfrenato della tecnica e della scienza, dei consumi e di un tipo di produzione che impoverisce le risorse del Pianeta. Per dirla con le parole di san Bonaventura, il mondo è come un libro rimasto occultato, ossia morto e cancellato (deletus et cancellatus) che non siamo più in grado di leggere e d’intendere, inclini a esaltare le tracce del progresso – ossia del nostro passaggio – e non i segni del gesto creativo di Dio. Il creato è diventato solo oggetto di ricerca razionale e scientifica, tecnica e utilitaristica, ai fini della sua manipolazione e di uno sfruttamento selvaggio, diventato semplicemente il mondo della ragione scientifica e tecnologica. Abbiamo dimenticato che «tutto il mondo è ombra, via, vestigio, ed è il libro scritto di fuori». Vi è in atto un certo oscuramento della nostra intelligenza che non permette più di cogliere i segni della bontà di Dio nel creato. Questo oscuramento può essere superato solo immettendo la ragione in quel cono di luce che è l’incarnazione del Verbo. Solo attraverso tale evento può avvenire il ristabilimento dell’ordine originario. La causa dell’alienazione e dello smarrimento dell’uomo è la perdita dell’amore (charitas) che Cristo ha riportato nel mondo. Una visione esclusivamente scientista e tecnicistica del mondo non può salvarci perché non è in grado di esprimere la verità dell’uomo e di favorire alla sua piena realizzazione!

3. L’etica del dono e dello stupore

Attingendo a piene mani dalla teologia ortodossa, e citando direttamente alcuni messaggi del patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, papa Francesco invita ogni cristiano a riconoscere i peccati contro la creazione. L’uomo, infatti, è in grado di distruggere la diversità biologica che Dio ha voluto nella creazione stessa, così come compromette l’integrità della terra e altera il clima, spogliando la terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide. L’inquinamento dell’acqua e dell’aria e l’impoverimento del suolo sono veri e propri peccati che non possiamo sottovalutare in alcun modo. «Perché “un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio”».

Le soluzioni per i problemi ambientali non sono da ricercare solo nella tecnica ma anche e soprattutto in un cambiamento di stile e di mentalità dell’essere umano, in un vero e proprio processo di conversione ecologica che permette di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che significa imparare a dare e non semplicemente a rinunciare. È necessario imparare a sviluppare l’etica del dono (o della gratuità) e dello stupore: siamo venuti al mondo, abbiamo visto la luce, perché Dio ci ha pensati e voluti liberamente. Potevamo anche non esserci. Dunque, se esistiamo, se respiriamo e viviamo, è perché Dio ci ha voluto, ossia pensati e amati. Così, sull’esempio del Poverello, ogni nostro gesto, qualsiasi atto d’amore e di comunione che saremo in grado di realizzare, anche quello più piccolo e fragile non è mai insignificante, non si perde, e sarà una magnifica lode a quell’Onnipotente e Bon Signore che ha creato il cielo e la terra e che in Gesù, Verbo eterno fatto carne, si è dato per sempre un volto umano, il volto “più bello tra tutti i figli dell’uomo” (cfr Sal 44, 3)!